Galliano Buccaro
(1896-1967)
Testo estratto dal libro Marcello Buccaro. I mestri di Prodolon e San Vit 1922-2013
di Arrigo Buccaro (2017), che ringraziamo
Prodolonese, contribuì alla crescita sociale del paese. Ma per conoscere la storia di Galliano, è necessario andare a ritroso e scoprire i movimenti della sua famiglia.
Figlio di Giuseppe e Luigia Gardin, emigrati in Brasile, nacque ad Alegrete (Rio Grande), il 28 marzo 1896. Sempre in Brasile nacquero anche gli altri fratelli Acidalia, Elena.
Il padre Giuseppe, dopo alcune difficoltà di ambientamento iniziali, riuscì poi ad inserirsi presso il Consolato d’Italia di Porto Alegre, garantendo tranquillità economica alla propria famiglia.
A conferma il sottostante documento inedito, nel quale possiamo leggere:
Io sottoscritto Luigi Petrocchi, Reggente il Consolato d’Italia in Porto Alegre, avendo visitata, più volte e per ragioni di servizio, l’Hospedaria degli emigranti tenuta dal Signore:
Giuseppe Buccaro
incaricato dell’emigrazione per conto del governo locale, mi sento lieto di poter attestare che ebbi, sempre, a riscontrare non solo la massima pulizia nel detto locale ma anche un buon trattamento e una perfetta cortesia verso gli emigranti stessi da parte del Signor Buccaro, il quale è pure meritevole di lode perché, in moltissime occasioni, dette prova a questo Regio Consolato di prestarsi disinteressatamente in tutte le necessità dei coloni che a lui ricorrono o vengono raccomandati.
Porto Alegre (coll. Luisa e Cesarina Malacart) 21 Giugno 1907
A maggior chiarezza possiamo attingere al giornale “La Patria del Friuli” n. 322 Anno XXXII del 18 novembre 1909, alla Cronaca Provinciale San Vito al Tagliamento nell’articolo a nome (C.I.): “Come si onora la patria all’estero”.
«Mentre purtroppo, ci è dato di leggere frequentemente, in questo o quel giornale, fatti i quali quantunque isolati, ma perché compiuti appunto da italiani all’estero, gettano una fosca luce sul nome dell’amata nostra patria; ci è caro di rilevare qui ora gli alti elogi che il giornale “Stella d’Italia” di Porte Alegre (Brasile) pubblica di un nostro compaesano il signor Giuseppe Buccaro, il quale dopo 20 anni di assenza ha fatto ritorno colla famiglia nella nativa Prodolone.
“Era un modestissimo connazionale (stampa il citato giornale) venuto da Alegrete, dove un superuomo lo aveva preso a perseguitare. Pressochè rovinato con una numerosa famiglia alle spalle la sua posizione era punto invidiabile; non si smarrì tuttavia, trattando anzi con serena energia di provvedere alla sua bisogna nel miglior modo possibile. Gettò lo sguardo attorno come per orientarsi e quindi prese la sua rotta determinato a proseguirla a qualunque costo fino a raggiungere l’agognata meta. Forse senza aver letto il Lessona, ne seguì l’assioma: volere è potere; seppe volere, strenuamente volere e vinse; la di lui vittoria fu tanto maggiore in quanto la dovette soltanto ai suoi sforzi. Viene quindi a narrare come il Buccaro nel febbraio 1904 fosse dal Governo statuale nominato agente ed incaricato della migrazione in Porto Alegre e da quel giorno la sua fortuna fu fatta…”».
Continua l’articolo citando nuovamente l’attività svolta e l’attestato ricevuto dal Consolato d’Italia.
- Il gioco delle bocce (coll. Luisa e Cesarina Malacart)
- Rancio al reparto austriaco sotto l’androne dell’odierna osteria di “Buccaro” (coll. Francesco Deganuto)
Grazie alle nipoti Cesarina e Luisa Malacart, figlie di Acidalia, che vivono attualmente in Prodolone in via Madonna, è stato possibile ricostruire la storia della loro famiglia, di un altro gruppo di discendenti dei Buccaro di Prodolon e l’apertura dell’Osteria “Buccaro” sempre in Prodolone.
Mi hanno raccontato che un giorno i nonni, Giuseppe e Luigia, decisero di far ritorno in Italia per far visitare il proprio paese di origine ai propri figli; purtroppo nel porto di Genova la nave finì sugli scogli e lentamente affondò. Si salvarono tutti i componenti della famiglia ma da allora la madre Luigia non volle più salire a bordo di un’imbarcazione. Fu così che Giuseppe prese la decisione di far ritorno in Brasile, realizzare un gruzzolo con la vendita di tutte le sue attività e proprietà con il quale acquistare in Prodolone l’immobile e la licenza necessaria per gestire l’attività del – l’Osteria ai Buccaro in via Madonna.
Di Galliano, il figlio, sapevo solo che era stato nominato Presidente onorario del Comitato per la costruzione del nuovo asilo di Prodolone quando, un giorno, sono stato
incuriosito dalla richiesta di informazioni su Galliano giuntami dalla signora Mariuccia Cappelli. La signora Mariuccia insieme ad altri ha curato la pubblicazione di un libro Voci e silenzi di prigionia – Cellelager 1917-1918 edito nel 2015 da Gangemi e l’allestimento di un ricco sito denominato cellelager.com dove è possibile trovare la descrizione del campo di prigionia in località Scheuen, presso la città di Celle sopra Amburgo, in Germania. Gentilmente mi ha inviato l’immagine di una pagina del taccuino di C. Corsanego, nel quale era appuntato il nome di Galliano Buccaro e la località di San Vito al Tagliamento. Questo sta a significare che Galliano fu catturato al fronte verso Caporetto e trasferito insieme ad altri ufficiali in un campo di prigionia di Celle in Germania. Esattamente alloggiò nel Blocco B, Baracca 66b.
Per me è stata una sorpresa scoprire l’esistenza dei Lager già nella prima guerra mondiale; guardando poi la foto e l’ingresso della ferrovia all’interno del campo, mi sono intristito pensando ai purtroppo noti campi di sterminio tedeschi presenti nel secondo conflitto mondiale.
Il campo di Celle, costruito dai prigionieri russi alla fine del 1914, ospitò poi verso la fine del 1917 francesi, inglesi e belgi. Dal mese di novembre ospitò circa 3.000 ufficiali e 500 soldati di servizio italiani. Grazie alle memorie scritte da ex prigionieri – lettere, fotografie, diari, ecc. – è stata possibile ricostruire la lista dei prigionieri italiani e le loro dure condizioni di vita.
Dalla lettura del libro Prigionieri dimenticati – Cellelager 1917-1918 di Giovanni Re edito da Mursia nel 2008 ho scoperto poi le difficoltà attraversate dai prigionieri che alloggiavano in baracche prive di riscaldamento, vestiti con gli indumenti indossati nel giorno della cattura. Lo stato fece ben poco per loro, tanto che nel libro troviamo questa descrizione: «Indicati dalla propaganda come vili e responsabili della sconfitta di Caporetto, gli ex prigionieri furono lasciati soli, emarginati o mal sopportati dallo stesso ambiente militare». Solo dopo molti mesi arrivarono alcuni pacchi dalle famiglie, ma non per tutti. Si mosse infine la Santa Sede, con la visita ai campi, fra cui Celle, del nunzio apostolico mons. Eugenio Pacelli, che diventerà poi noto come papa Pio XII.
All’interno delle baracche c’era anche una biblioteca e alcuni ufficiali organizzavano rappresentazioni teatrali per mantenere la mente occupata ed attiva, anche per innalzare il morale. Molte furono le commedie portate in scena. Il pezzo forte del blocco B era rappresentato da I Rusteghi del Goldoni. Alla fine del 1919 tutti i prigionieri fecero ritorno in patria.
Quando ho riportato il fatto alle due nipoti, mi hanno fatto avere una foto di Galliano e fatto sapere che lui aveva spedito alcune lettere dal campo di prigionia.
Mio padre mi aveva raccontato che Galliano era un maestro di Prodolone che organizzava molti teatri e rappresentazioni all’interno dei granai e dei fienili. Ora, forse, conoscendo l’esperienza trascorsa nel campo di Celle, risulta forse più facile comprendere questa sua passione.
Grazie alla lettura del foglio matricolare scopriamo: innanzitutto una descrizione fisica; alto 1,69 m torace 0,80 m capelli lisci di colore ca stano, naso aquilino, mento rotondo con colorito naturale, occhi cerulei e dentatura sana.
A livello di inquadramento rileviamo l’indicazione: “Studente”.
29 settembre 1915 soldato di leva di 1ª categoria classe 1896. Distretto Sacile e lasciato in concedo illimitato.
28 novembre 1915 chiamato alle armi e giunto.
4 dicembre 1915 tale nel 7º Regg.to Fanteria.
4 dicembre 1915 giunto in territorio dichiarato stato di guerra.
31 maggio 1916 caporale in detto.
17 novembre 1916 allievo ufficiale di complemento scuola militare di Modena.
17 novembre 1916 partito da territorio, schierato in stato di guerra.
28 aprile 1917 aspirante ufficiale di complemento 1º Regg.to Fanteria.
23 agosto 1917 inquadrato come sottotenente di complemento con anzianità 9 giugno 1917. Detto Comando Supremo conferma la nomina 14 luglio1917 conferma la Luogotenenziale.
Rancio al reparto austriaco sotto l’androne dell’odierna osteria di “Buccaro”
(coll. Francesco Deganuto)
Credo che anche per Galliano fu una sorpresa scoprire, una volta fatto ritorno a Prodolone, che durante il periodo di occupazione mentre lui si trovava presso il lager di Celle, nel paese natio di Prodolone, presso l’Osteria “Buccaro” gestita dai genitori, le cucine fossero state utilizzate per la preparazione del rancio alle truppe austriache.
Del maestro Galliano ho trovato ancora una notizia nel quotidiano La Patria del Friuli di mercoledì 13 febbraio 1924. Nell’articolo su San Vito al Tagliamento, denominato “I funerali di un valoroso”, c’è il racconto dell’arrivo in paese della salma del prodolonese Ugo Petracco, deceduto in combattimento a Vallerizze il 28 gennaio 1916. L’ articolo così prosegue: «Il corteo si muove al suono di una marcia funebre intonata dalla brava banda di Prodolone. La bara avvolta nel tricolore è portata a braccia dai compagni ex combattenti» e, ancora «il mesto corteo giunge a Prodolone, in Duomo vennero solennemente eseguite le esequie e di poi ricompostosi si avviò al Cimitero.
Prima di tumulare la salma, diedero l’estremo vale il centurione Dino Fancello, il mutilato don Marcello Gardin e il maestro Galliano Buccaro».
Trovatosi a disagio negli anni seguenti per la crescita tumultuosa degli avvenimenti politici che portarono al governo il fascismo con violenze e soprusi, emigrò negli Stati Uniti nel 1926, ma restò legato alla sua terra.
Imparò bene l’inglese e andò a lavorare alla City Hall (il municipio) di New York. Continuò a scrivere, tanto che troviamo un suo articolo intitolato Arma la prora e salpa verso il mondo dedicato all’impresa di Umberto Nobile (il 10 aprile del 1926 il dirigibile comandato da Umberto Nobile iniziò il suo volo da Ciampino a Pulham, Oslo, Lenin grado, Vadso, Isole Svalbard, attraversò il Polo Nord e giunse a Teller in Alaska dopo 5.300 km di volo ininterrotto) pubblicato sul supplemento domenicale illustrato de “Il Popolo – Bollettino della Sera” edito a New York il 13 giugno 1926.
Rimase in contatto con l’Italia, il suo Friuli e Prodolone, tanto che in internet ho trovato copia dei suoi abbonamenti dal 1955 al 1960 alla rivista “Friuli nel Mondo”. Sicuramente contattato da don Andrea, il parroco di Prodolone, credo abbia elargito un buon contributo per la costruzione dell’asilo parrocchiale, tanto da venire nominato Presidente Onorario del Comitato che si era costituito per tale finalità.
Si spense il 16 febbraio 1967.
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